davide
GARATTINI
raimondi
REGISTA
Rassegna stampa / Press Review
da "Il Giorno" 12/10/2012
di Elvio Giudici
Con la nuova direzione artistica di Sabino Lenoci, le manifestazioni musicali che a Sarzana si raccoglievano attorno al concorso di canto intitolato al grande direttore scomparso Spiros Argiris, hanno assunto le caratteristiche d’un vero e proprio festival: il concorso adesso sfocia in una produzione operistica affidata ai suoi vincitori, previo un periodo di masterclass con nomi di consolidato prestigio quali Raina Kabaiwanska, Enzo Dara, Giuseppe Sabbatini; e attorno, una nutrita serie di serate musicali tutte gratuite e tutte esaurite, accolte da entusiasmo d’altri tempi. Per fare un esempio, il concerto con pianoforte tenuto da Dimitra Theodossiu era previsto come omaggio a Verdi della durata di tre quarti d’ora, e sotto la spinta d’un vero e proprio delirio popolare è durato due ore e tre quarti (tipo un’opera intera; e pure lunga!) spaziando su un repertorio vastissimo e difficilissimo, con una prova di tecnica, resistenza ma soprattutto generosità dai pochi confronti odierni.
L’opera in cartellone era il donizettiano Elisir d’amore. Il giovane regista Davide Garattini ha tentato un esperimento d’inedita originalità: uno degli sponsor essendo la firma più nota a livello mondiale di abbigliamento e oggettistica sportiva Everlast, ci s’è provati a farne non un soggetto di saltuaria citazione visiva bensì il centro drammaturgico della vicenda. Niente campagna, covoni e fiorellini alla bella mugnaia, dunque: Adina ha ereditato una palestra di boxe che vorrebbe trasformare in scuola di danza e d’aerobica; Nemorino, per starle vicino, fa l’inserviente; il tronfio militare Belcore è un ancor più tronfio pugile di successo, e Dulcamara vende prodotti anabolizzanti in stile vendita televisiva con quattro sgallettate in succinti tubini sberluccicanti. Funziona? Altroché.
Le idee zampillano per ogni dove, il ritmo è sostenutissimo, e soprattutto la gestualità è spontaneamente adatta a degli interpreti giovani capaci di passare in due secondi dalla gioiosa sensualità alla malinconia più disarmata mantenendosi sempre credibili. Nemorino, che nel finale primo è stato intrappolato in una specie di ring divenuto una gabbia, canta la “furtiva lacrima” mentre Adina dietro di lui gira i cinque grandi poster di celebri boxeur componendone coi relativi retro la magica frase Ti Amo: due soli esempi, ma ce ne sarebbero parecchi altri, a reggere uno spettacolo pieno di brio, regolato con mano robusta e sicura dalla direttrice Elisabetta Maschio, e con un nutrito gruppo di ragazzi che se studieranno faranno, ma tra i quali fanno particolarmente sperare il basso Mattia Olivieri, animale da palcoscenico davvero impressionante cui manca solo uno zinzino di tecnica per sistemare un’emissione un po’ disordinata; il tenore Giuseppe Buzza, che di lavoro sulla proiezione vocale deve farne molto di più ma speriamo lo faccia perché timbro e materiale sono di qualità; Aurelie Ligerot, infine, molto carina, moltissimo spigliata, e piuttosto ben messa vocalmente. Ma da segnalare, soprattutto, un successo vivissimo da parte d’un pubblico che s’è dimostrato curioso, interessato e recettivo: sarebbe bello se atteggiamenti del genere li si riscontrasse in sale mediaticamente più illuminate, ma coi lumi della ragione spesso tanto fiochini.




da "L'Opera" 12/11/2012
di Giancarlo Landini
Il 6 luglio il SarzanaOperaFestival si è felicemente concluso con una nuova produzione dell’Elisir d’amore in un simpatico ed intelligente spettacolo, dove la regia di Davide Garattini ha trasformato alcuni elementi contingenti in altrettante occasioni di rilettura dell’opera di Donizetti che il regista ci aveva anticipato prima della prima. Intanto la generosa sponsorizzazione di Everlast, che ha reso possibile l’evento, ha suggerito a Garattini di ambientare l’opera in una palestra dei giorni nostri, dove tra un pugile gradasso e un ragazzo tutto fare, timido e introverso, è quest’ultimo, vale a dire Nemorino, a portarsi a casa il successo, che è poi il cuore di Adina. La ragazza, che ha ereditato l’impresa, la gestisce tra capricci e smorfie, fino a quando l’amore la costringe a diventare adulta ed accettare la sincera direzione dei propri affetti. La necessità di dare spazio ai meritevoli partecipanti della masterclass, che ormai ha preso il posto del Concorso Spiro Argiris, detta a Garattini l’idea di usare due cast, uno per il primo e uno per il secondo atto dell’Elisir d’amore. C’è in questa scelta tutto il sapore di un teatro che si costruisce sul momento dove l’idea si modella, prima ancora di adattarsi, sulle esigenze della compagnia. La locandina presenta dunque l’Adina di Lucia Conte e di Aurelie Ligerot, il Nemorino di Simone Ponziani e Giuseppe Buzza, il Belcore di Stefano Cianci e di Daniel Stefanov, il Dulcamara di Mattia Olivieri e di Alessio Potestio, la Giannetta di Elisa Maffi e di Mia Domicina. Il regista utilizza questa singolare stranezza per mostrare lo sfaccettarsi dei personaggi in crescita, ma anche per farci vedere in una sorta di caleidoscopio l’inafferrabilità dei volti dei personaggi stessi. E’ un’idea ardita, che proposta con garbo, diventa credibile. Il regista ha voluto che il Coro stesse sul fondo del palcoscenico, come spettatore. Il Collegio Vocale Monilia e l’Orchestra Puccini erano diretti di Elisabetta Maschio. In questa sede, quella di illustrare lo spettacolo, non importa stabilire chi e meglio si impone sotto il profilo vocale. Conta invece che il nucleo drammaturgico dell’Elisir d’amore non vada sciupato, consistendo quest’ultimo non nell’ambientazione agreste (ricordiamo che il libretto del Romani suggerisce un improbabile paese dei Baschi) ma in una sorta di dramma di formazione attraverso il quale passano Adina e Nemorino, ben più nobili di quell’umanità lacero contusa che trapela dietro l’imbroglio di Dulcamara, le smancerie di Belcore e la petulante curiosità di Giannetta. Il taglio dello spettacolo di Garattini, che firma anche le scene e i costumi, è giusto per un Festival che dovrebbe avere il compito di avanzare proposte alternative con l’obiettivo di dare spazio a giovani talenti, cantanti e registi compresi. Le cronaca registra che il pubblico straripante, convenuto nella Fortezza Firmafede di Sarzana, ha gradito l’esperimento e ha festeggiato calorosamente tutti i protagonisti dello spettacolo.